"Baroque Arias" è stato registrato il 27 ottobre nella suggestiva cornice della Chiesa di S. Andrea di Brignano Gera d’Adda. Un progetto che nasce dal desiderio di eseguire il repertorio barocco conosciuto ed esplorare quello inedito, oltre che avvicinare il pubblico delle nuove generazioni. Ho incontrato Ilaria Ribezzi, mezzosoprano, ex allieva dell'Accademia del Teatro alla Scala di Milano, che alterna con invidiabile agilità repertori di musica antica e contemporanea, non senza passare dal periodo romantico.
- Iniziamo dalla nuovissima uscita, proprio di questi giorni, "Baroque Arias".
Lo spirito alla base del nuovo video "Baroque Arias" è ritrovare l’emozione del fare musica insieme, dal vivo, percorrendo pagine di particolare bellezza, alla ricerca continua delle emozioni suggerite dalle partiture. Il video (link Youtube) rappresenta un piccolo estratto di uno dei programmi che vorremmo condividere con il grande pubblico, all'interno del quale emergono anche autori meno conosciuti e poco eseguiti, ma la cui musica è altrettanto travolgente.
- Il pubblico risponde sempre molto bene quando si parla di Vivaldi, secondo te qual è la sua forza?
Con Vivaldi viene subito in mente lo splendore e il fascino della città di Venezia. È un autore che in apparenza sembra semplice, ma lo è molto meno se andiamo ad analizzarlo. La sua forza conquistatrice potremmo spiegarla forse in questo, nella naturalezza, nell'originalità del ritmo caratterizzato da strutture non usuali e dall'uso sapiente della "teoria degli affetti": il modo con cui il testo musicale esprime tutta la gamma dei sentimenti umani attraverso la retorica. C'è da dire che Vivaldi è stato riscoperto dopo la sua morte, nel XX secolo, e com'è stato per lui, spero possa accadere anche con altri autori non ancora noti al grande pubblico.
- Quali sono le difficoltà tecniche e interpretative che hai riscontrato nell'interpretare l'aria "Mea Tormenta, properate!" del Sanctus Petrus e Sancta Maria Magdalena di J. A. Hasse?
Cito Charles Burney che ne apprezzava il talento e gli riconosceva scienza, eleganza e semplicità, per spiegare il mio approccio d'esecuzione musicale ed interpretativo rivolto a valorizzare la sua natura. Con un autore come Hasse, che dava grande importanza alla parte vocale più di ogni altra cosa e all'espressione delle parole che era la sua legge prima, si ha un'enorme responsabilità. La difficoltà, o meglio, la sfida se così possiamo definirla, è distinguere i vari momenti e caratterizzarli, quasi esasperandoli, così come avviene nella parte b dell'aria, dove il tormento si trasforma in preghiera. È senza dubbio un'aria di ampio respiro, in grado di affascinare le orecchie e toccare il cuore di ognuno di noi.
- Nel video, disponibile su Youtube, emerge chiaramente l'intesa artistica fra te e l'ensemble Autarena. Come vi siete incontrati?
Ho avuto l'occasione di incontrare alcuni di loro in altre produzioni, e ho intuito la possibilità di poter condividere la comune visione musicale ed interpretativa basata sul "fascino della retorica e della teoria degli affetti". Si è dimostrata veritiera poiché fin da subito è emersa una grande intesa ed empatia con l'ensemble, coordinato sapientemente dal suo direttore artistico, nonché violoncellista, Antonio Papetti. "Baroque Arias" rappresenta l'inzio della nostra collaborazione.
- Il coraggio di non fermarsi e lanciare un video durante un semi-lockdown. Come vivi questa fase di stasi dello spettacolo dal vivo?
È inutile negare che le continue cancellazioni hanno creato un gran vuoto per chi come noi vive di musica e con la musica a 360°. Ho iniziato a realizzare alcuni progetti, tra cui Baroque Arias che potrei sottotitolare anche "un ritorno al mio primo amore: il barocco." Il desiderio di condividerlo con gli amanti della musica di tutto il mondo è stata la forza motrice che mi ha spronato, in attesa di tornare a sentire quell'energia unica e magica che viviamo ogni qualvolta che incontriamo il nostro pubblico. Per lo spettacolo dal vivo, per il teatro e per l'arte, è un periodo sicuramente non facile, ma è altrettanto incoraggiante vedere come i teatri e le maestranze stiano lottando per mantenere in vita la nostra arte. Questo mi permette di guardare al futuro con ottimismo e fiducia. Dedico le mie giornate allo studio di ruoli che appartengono al repertorio belcantistico e romantico, alcuni degli autori che prediligo e con i quali mi sento a mio agio sono Donizetti e Rossini, in particolare i ruoli en-travesti come Tancredi, Orsini e Smeton. Ne approfitto anche per esplorare altri repertori, come quello lideristico e della musica da camera francese, e per scrivere progetti che vorrei realizzare, nella speranza che questo periodo possa servire a riflettere, rigenerare ed evolvere il mondo dell'arte.
- Pensi che i cartelloni diano sufficiente spazio alla musica barocca?
C'è sempre di più la volontà di dare spazio a questo tipo di repertorio. La musica barocca italiana è un patrimonio immenso, che necessita di essere riscoperto ed eseguito. Oggi è più apprezzata rispetto al passato, forse per via di alcuni elementi che la caratterizzano, penso all’improvvisazione e alla ritmicità che la rendono molto più vicina di quanto si possa pensare al pop e al jazz dei giorni nostri.
Potete seguire Ilaria su Facebook (link) e su Instagram (link).
Giusi Cuccaro