Federica Cassetti è un soprano, specializzata in musica per l'infanzia. Scorro il suo feed su Instagram e mi soffermo su una foto del 12 gennaio (evidentemente un ricordo): è lei, che parla ad un gruppo di bambini di circa 7-8 anni. Sono concentrati, interessati e... meravigliati! Ho imparato dai miei nipoti che i bambini non sanno mentire, quindi quello stupore nasconde qualcosa di vero. E decido di conoscerla meglio.
Federica ha conseguito il diploma accademico di I livello in canto lirico presso il Conservatorio di Brescia. "Qui ho riscoperto la passione per l’insegnamento e l’importanza di trasmettere la bellezza della musica ai più piccoli" mi racconta. "Durante la scuola superiore mi ero avvicinata al mondo della musicoterapia. Nel triennio ho seguito corsi interni ed esterni specializzandomi nel metodo Orff". Oggi frequenta l’ultimo anno di biennio nella classe di Canto lirico del Maestro Sonia Corsini presso il Conservatorio G.B. Martini di Bologna. Ha seguito vari corsi e masterclass sulla didattica per i più piccoli, con un occhio di riguardo ai metodi di insegnamento della musica ai bambini con Dsa (disturbo specifico dell’apprendimento).
- Partiamo dalla tua tesi di triennio, hai progettato un'opera per bambini?
- La mia tesi parte dalla voglia di avvicinare i piccoli allievi al mio mondo: l’opera. Ho preso spunto dai teatri italiani che creano produzioni ad hoc per i più piccoli, come Aslico e il Regio di Parma. La mia rappresentazione, in versione "opera pocket", è pensata per avvicinare i bambini al magico mondo della lirica, così lontano dal nostro quotidiano ma nel contempo assai vicino e attuale nei temi trattati. L’opera pocket è una vera opera, con trama e tempi di esecuzione ridotti. Per questo è fondamentale il lavoro di propedeutica prima della visione: ascolto della trama, dei brani e spiegazione dei personaggi. L’opera lirica è un bagaglio importante della nostra cultura e con essa si possono sperimentare esperienze affettive, cognitive ed estetiche ricche di valori. Ho scelto di adattare l’opera di Mozart Le nozze di Figaro per catturare l’attenzione del pubblico più giovane: il genio mozartiano emerge in modo deciso e la trama, con i suoi singolari personaggi, riesce a stimolare la curiosità dei bambini. Credo sia una delle opere più coinvolgenti, ma anche ricca di insegnamenti: ad esempio, riconoscere i propri sbagli e imparare a chiedere perdono.
- Quale metodo didattico prediligi?
- Sento più vicino il metodo Orff-Schulwerk: il docente guida alla scoperta della musica attraverso esperienze strutturate. Il bambino è il protagonista e scopre, gradualmente, la propria voce e il proprio corpo. Naturalmente per me, da cantante, la scoperta della voce significa molto. Ogni fascia d’età ha la sua estensione vocale quindi bisogna davvero averne cura, per non creare traumi. Si lavora intensamente sull’improvvisazione corporea e musicale, per stimolare la fantasia.
- Mi dicevi che insegni musica ai bambini dai 2 anni e mezzo agli 8 anni. Sono pochi anni, ma caratterizzati da enormi cambiamenti, come riesci a ad approcciarti alle diverse fasi di crescita?
Ogni fascia d’età ha le proprie caratteristiche, le proprie abilità da conquistare! In primis bisogna prepararsi e studiare costantemente nuove tecniche, conoscere le fasi di crescita ed adeguare le proprie attività ad esse. Secondariamente, strutturo le lezioni in modo specifico per ogni singolo gruppo di bambini. Li “ascolto”, sento cosa piace di più a loro e cosa, invece, fa calare l’attenzione. L’attività deve essere coinvolgente e stimolante: per l’infanzia le lezioni non durano più di 45 minuti. Si dividono nel momento dell’accoglienza (che ritengo fondamentale), risveglio o conoscenza del proprio corpo, ascolto di brani suoi quali svolgeremo l’attività, giochi corporei o balli per sviluppare la ritmicità e naturalmente molti canti per conoscere e sviluppare la nostra voce e migliorare l’intonazione. Tutto questo dev’essere svolto in un ambiente idoneo e rassicurante, nel quale il bambino si senta libero di esprimere e conoscere se stesso senza sentirsi giudicato. I più piccoli concludono la lezione con un momento di rilassamento musicale.
- Quanto è importante il ruolo dei genitori e quanto quello delle scuole, per l'educazione musicale dei bambini?
- Fondamentale. Purtroppo la musica non è vista come materia importante per lo sviluppo dei bambini, ma aiuta a migliorare problemi di apprendimento e facilitare il raggiungimento dell’obiettivo. Inoltre, lo studio musicale, anticipa e stimola la pre lettura e il problem solving. Alle mie colleghe e amiche neo mamme spiego sempre quanto sia importante cantare durante e dopo la gravidanza, anche per creare un legame con il bambino. Tutti sanno che lo sport è importante, ma si trascurano troppo le attività artistiche! Bisogna permettere al bambino di provare a giocare con vari strumenti... chissà che non trovi quello adatto a lui!
- Parliamo di scuola pubblica ed educazione musicale.
- Ormai insegno da parecchi anni e ho svolto molti progetti presso scuole primarie: le cattedre di musica non sono ricoperte da esperti e se l’attività non è svolta correttamente, c'è il rischio di un allontanamento definitivo dalla musica. Per questo è fondamentale che il docente sia preparato. Non ci si può improvvisare insegnati di musica, soprattutto per i più piccoli.
- La prima opera da raccontare ad un bambino?
- Domanda assai difficile. Io punterei su un’opera buffa con personaggi accattivanti ma semplici. Per me Le nozze di Figaro sono la scelta migliore, però durante le mie attività racconto e faccio ascoltare anche Il barbiere di Siviglia (Gioachino Rossini) o L’elisir d’amore (Gaetano Donizetti). Non dimentichiamo che anche il balletto può essere spiegato raccontato. Molte volte creo attività con lo strumentario su alcuni brani tratti dai balletti, ad esempio su dei temi de Lo schiaccianoci. Raccontare e spiegare ai bambini le trame e le storie, li fa avvicinare a questo mondo, in modo semplice e divertente.
- E quando è il momento giusto per portare un bambino a teatro?
- Direi a partire dall’ultimo anno della scuola dell’infanzia, ma alle rappresentazioni pensate per loro, molti enti creano progetti espressamente per i bambini sotto i 6 anni. Consiglio sempre alle scuole o ai genitori di portare i bambini a teatro soltanto dopo aver spiegato loro la trama ed ascoltato l’opera che si andrà a vedere, così che riescano a mantenere l’attenzione e a sentirsi coinvolti.
Giusi Cuccaro