Interview with Francesco Fortes, tenor - Intervista a Francesco Fortes, tenore
Posted by      02/26/2019     Interviews    Comments 0

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  • After reaching success at an early age, what are your goals for your career and artistic evolution?

I am very happy to have started 2019 by fulfilling one of my dreams - singing Puccini’s Bohème in some of the most beautiful theatres of our wonderful Italy. I am also going to sing in a role that I love: Prince Calaf in the grand Turandot. The project is going to be brought abroad next year, meaning hard work and a great responsibility for being an Ambassador of our cultural heritage. Finally, I am working on a new role to be interpreted in the splendid Farnese Palace in Piacenza.

  • How much does a tenor’s success depend on his innate voice quality and how much does it depend on study and comittment?

I have always believed that sacrifice and hard work are the only good allies to reach important goals. I was gifted with a voice that is suitable for opera singing, but I always tried to improve my skills and understand the inner mechanism of singing, to offer the best performance. I am always keen on finding the best way to express myself and let my voice reach the hearts of those who hear me. Therefore, leaving nature to run its course is impossible, because, in that case, even a simple cold would prevent you from going on stage.

  • You have been a cultural ambassador for both Italy and Cape Verde. Do you think music and opera are able to get beyond the borders of such different worlds?

Music moves our deep chords, speaking a language that precedes logic and cerebral processes, overcoming psychological and emotional barriers. Opera is thus a universal language. The emotions expressed by opera heros and heroines are those that we all have experienced at least once in our lifetime: love, joy, sorrow, jealousy and so on. Operas also deal with sensitive current issues, like the war for power, discrimination and femicide. Consequently, opera can still have a socal function and speak to a large audience. It is no coincidence, indeed, that Italian opera has received a UNESCO nomination to be declared intangible cultural heritage.

  • On what occasion did the Opera e Lirica international audience convey this feeling to you?

Opera e Lirica concerts are attended by a vast audience coming from all around the world. In particular, I remember an evening when an English woman, who was visibly excited, hugged me tight and thanked me for the emotions conveyed by my voice. Another time, a little boy said goodbye at the end of the show by tuning O sole mio with his funny Anglo-Saxon accent. These occasions made me forget all sacrifice and made me grateful and happy for having the best job ever!

  • In classical opera concerts, male and female voices alternate with different registers. The Three Tenors introduced quite a different and successful format in the 90ies. What is the greatest challenge of performing a concert with three tenor voices?

In my opinion, the crucial part of it is working in team with your colleagues. There must be no room for competition, it is not about who is getting applause. There should be cohesion to reach the objective of entertaining the audience. I am very lucky because the work environment here is peaceful and my colleagues share my own goals. Thanks to them and to the Opera e Lirica CEO Giuseppina Cuccaro, who designed the show and selected the team, we are happy to create music together. Fortunately, the audience notices and appreciates it, so it’s a lot of fun!

  • What are, instead, the strenghts of The Three Tenors concert?

Is there anybody who has never heard the last notes of “Nessun dorma"? The “vincerò!” sung by Calaf is almost a national anthem! The Three Tenors concert features the most beloved and exciting songs of all times. The audience often sings the most famous melodies along with us, because they really feel involved. And from opera, to Neapolitan and classical songs, everybody can find their favourite moment, their most special song and experience the rainbow of emotions evoked by the melody.

  • Who inspires you the most, Luciano Pavarotto, Plácido Domingo or José Carreras?

Big Luciano has always been my idol. All his performances are lessons of bel canto, and he is the singer who has contributed to the spread of opera culture more than anyone else. His voice entered everybody’s home, his timbre i unique and immediately recognizable. He made opera singing a common heritage, accessible to everybody. He used his fame to raise awareness of social issues, designing some concerts in which music was able to gather the most varied range of artists. I was inspired by him and I dreamt of reaching the hearts of as many people as possible. As a child, I wanted to sing on the International Space Station, as a symbol of cooperation among peoples to reach new goals for humanity. I believe music will save the world!

 

Italian

  • Dopo aver raggiunto il successo già in giovane età, quali sono stati gli obiettivi successivi che ti sei prefissato nella tua carriera ed evoluzione artistica?

Sono molto felice di aver cominciato il 2019 realizzando uno dei miei sogni nel cassetto, cantare la Boheme di Puccini in alcuni dei teatri più belli della nostra meravigliosa Italia. A breve avrò la possibilità di tornare a cantare nei luoghi più prestigiosi della nostra cultura musicale un ruolo che amo molto, il principe Calaf nella monumentale Turandot. Il prossimo anno questo progetto si sposterà all'estero e sarà per me motivo di grande responsabilità e impegno essere ambasciatore del nostro patrimonio culturale anche in terra straniera. In progetto il debutto di un nuovo impegnativo ruolo nella splendida cornice del Palazzo Farnese di Piacenza.

  • Quanto il successo di un tenore si deve alle qualità innate della sua voce e quanto conta lo studio matto e disperatissimo?

Sono sempre stato convinto che i sacrifici e il duro lavoro siano gli unici alleati per arrivare a traguardi importanti. Ho avuto il dono di una voce già predisposta al canto lirico ma ho sempre provato a migliorarmi, a fare meglio, a capire i meccanismi profondi del canto per poter sempre offrire una performance ottimale. La cosa che più mi entusiasma nel mio percorso di studio è quella di cercare sempre il modo migliore per poter esprimermi e far arrivare la mia voce al cuore di chi mi ascolta. È quindi impossibile pensare di lasciar fare tutto alla natura perché basterebbe un raffreddore e non si sarebbe più in grado di andare in scena.

  • Sei stato ambasciatore di cultura sia per l'Italia sia per Capo Verde. Ritieni che la musica e l'opera siano in grado di superare i confini di mondi tanto diversi?

La musica muove le nostre corde più intime, parla un linguaggio che precede i nessi logici e i processi cerebrali, abbattendo le difese e i blocchi psicologici ed emotivi. L'opera, quindi, è sicuramente un linguaggio universale. Le emozioni che gli eroi e le eroine operistici esprimono sulla scena sono quelli che tutti noi abbiamo provato almeno una volta nella vita: l'amore, la gioia, la tristezza, la gelosia, e così via. Nelle opere si trattano  anche temi delicati, che tutt'oggi sono attuali, come la guerra per il potere, la discriminazione, il femminicidio. È per questo che l’opera può ancora svolgere una funzione sociale e può  parlare a una vasta platea. Non stupisce, infatti, che l’opera italiana sia stata candidata all'Unesco come patrimonio immateriale dell'umanità.

  • In quale occasione più di tutte il pubblico internazionale dei concerti di Opera e Lirica ti ha trasmesso questa sensazione?

Nei concerti di Opera e Lirica abbiamo tutte le volte la possibilità di incontrare un pubblico proveniente da ogni parte del mondo. Ricordo, in particolare, una serata in cui una signora inglese, visibilmente emozionata, venne da me abbracciandomi forte e ringraziandomi per quello che le avevo fatto vivere con la mia voce. O quando un bambino, al termine dello spettacolo, ci salutò intonando O' sole mio con la sua buffa pronuncia anglosassone. Queste sono le volte in cui, dimenticando in un colpo tutti i sacrifici e le rinunce, sono grato e felice di poter fare il più bel lavoro del mondo!

  • Nei concerti dell'opera classica si alternano voci maschili e voci femminili con registri diversi. I Tre Tenori hanno introdotto negli anni '90 un format ben distinto che ha riscosso un clamoroso successo. Qual è la sfida più grande nell'esecuzione di un concerto interpretato da tre voci tenorili?

A mio parere, quello che è essenziale in un concerto del genere è trovare la giusta intesa con i colleghi. La competizione non deve entrare in gioco, non è una gara a chi farà l'acuto più lungo o a chi avrà più applausi. Bisogna essere tutti coesi nel raggiungere l'obiettivo di divertire, emozionare e intrattenere il pubblico, senza voler prevalere l'uno sull'altro. In questo mi sento molto fortunato ad aver trovato un ambiente sereno e dei colleghi che hanno il mio stesso obiettivo. Grazie a loro e a Giuseppina Cuccaro, CEO di Opera e Lirica che ha ideato lo spettacolo e selezionato la squadra, riusciamo a presentarci ogni sera affiatati e con tanta voglia di fare musica insieme. Fortunatamente il pubblico lo nota e lo apprezza, divertendosi assieme a noi!

  • E quali sono invece i punti di forza che rendono il concerto de I Tre Tenori così emozionante?

Chi nella vita non ha mai sentito intonare le ultime battute di “Nessun dorma"? Quel “vincerò!“ cantato con impeto da Calaf è ormai quasi un inno nazionale! Ecco, nel concerto dei tre tenori si possono ascoltare i brani più amati ed emozionanti di tutti i tempi. Spesso il pubblico intona assieme a noi le melodie più famose, segno del profondo coinvolgimento che questa musica può suscitare. E ce n'è per tutti i gusti! Dall'opera, alla canzone italiana, alla canzone napoletana classica, tutti possono trovare il loro momento preferito, la loro canzone del cuore e rivivere con noi l'arcobaleno di emozioni che quella melodia rievoca.

  • In chi ti immedesimi di più e da chi ti senti più ispirato, Luciano Pavarotti, Plácido Domingo o José Carreras?

Sicuramente Big Luciano è da sempre il mio mito e il mio modello. Tutte le sue esibizioni sono lezioni di bel canto ed è il cantante che più di tutti ha contribuito a diffondere la cultura lirica nel mondo. La sua voce è entrata nelle case pressoché di tutti, il suo timbro è unico e immediatamente riconoscibile, la sua figura nota in tutto il mondo. Con la sua voce fresca, schietta e genuina ha reso la lirica un bene comune, accessibile e comprensibile a tutti. Ha usato la fama ottenuta per sensibilizzare il suo vasto pubblico su delicati temi sociali, ideando dei concerti in cui la musica era capace di riunire artisti delle più varie provenienze e radici musicali. Anche io, nel mio piccolo, vorrei riuscire a far amare la musica e arrivare ai cuori di quanta più gente possibile. Da piccolo sognavo di poter cantare sulla stazione spaziale internazionale, che allora per me era il simbolo della cooperazione tra i popoli del mondo per raggiungere nuovi traguardi per l'umanità. Adesso spero di aiutare col mio canto a riunire i cuori e a far sentire ognuno, pur nelle proprie unicità, parte di una grande comunità unita dai valori di umanità e compassione. Sono convinto che la musica salverà il mondo!

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