Un ospite speciale: Giorgio Gatti
Posted by      09/22/2017     Interviews    Comments 0

– Giorgio partiamo da oggi. Come valuti la tua carriera? 

Mi sono sentito sempre un privilegiato: interpretare un ruolo, essere diversi ogni volta, l’ho sempre ritenuto un dono del Signore e quindi valuto la mia carriera con grande gioia e positività. 

– Hai dei rimpianti? 

Non ho rimpianti perché ho sempre capito quali fossero i miei limiti e con grande serenità ho cercato in ogni occasione di crescere e migliorare…anche attraverso il confronto con gli stessi compagni di lavoro 

– E invece, qualcosa che non rifaresti? 

Non rifarei un’opera straordinaria come “Il Piccolo Marat” di Pietro Mascagni. Interpretavo il ruolo del ‘Soldato’, non vedevo l’ora che la mia parte terminasse. Occorreva una grandissima voce, molto potente, ho sofferto tanto nel cercare di piegare la mia voce naturale per cercare di limitare i danni. Mi ricordo ancora due melomani davanti alla locandina nel bellissimo foyer del Teatro Verdi di Pisa. Uno disse: “chi sarà quell’artista che deve cantare la parte del ‘Soldato’?!” e l’altro: “qui c’è scritto un certo Giorgio Gatti” di nuovo il primo: “speriamo che abbia una grande voce” io facendo finta di nulla aggiunsi: “ ma se avesse una voce normale?!” La risposta immediata fu: NON LO DEVE CANTARE !! 

– Chi è stato il tuo principale Maestro? 

Il maestro e tenore Vincenzo Guerrieri, unico e insostituibile. Con me si è sempre comportato come un padre, mi ha regalato il pianoforte per poter studiare a casa. Non mi ha fatto mai pagare una lezione di canto. Il maestro Guerrieri col passare del tempo era sempre più soddisfatto dei miei progressi e anch’io provavo molta gratitudine per la passione con la quale mi stava avviando alla carriera canora. Spero di cuore abbia apprezzato la mia carriera, nata grazie ai suoi indimenticabili insegnamenti. 

– E il regista più importante con il quale hai lavorato? 

Ho sempre avuto un bellissimo rapporto con tutti i registi che ho incontrato e molte scritture le devo proprio a loro (penso a Filippo Crivelli, Gian Carlo Menotti, Franca Valeri). Un riconoscimento molto importante me lo scrisse Franca Valeri su una foto che ci ritrae assieme dopo la nostra “Lucia di Lammermoor” di Gaetano Donizetti al Teatro Nuovo di Spoleto “A Giorgio io come regista sono molto contenta di te. Potrei richiederti anche in prosa! Auguri affettuosi” (1973). L’incontro con Giuseppe Patroni Griffi nel film TV per Rai Uno “Tosca nei luoghi e nelle ore di Tosca” (1992) prodotta da Andrea Andermann, dove debuttavo il ruolo del Sagrestano: passo dopo passo mi insegnò il carattere del personaggio chiedendomi di interpretarlo nel modo più naturale possibile dando sempre una motivazione a ciò che si interpretava curando quindi molto i sottotesti. Mi scrisse “Al caro Giorgio con affetto e un grazie per il bellissimo Sagrestano”. L’incontro, infine, con Marco Bellocchio nel film TV “Rigoletto a Mantova” (2010) sempre prodotto da Andrea Andermann. Interpretavo il ruolo del ‘Conte di Ceprano’. Le sue lezioni di cinema erano un momento quotidiano importantissimo, mi chiese di vivere il personaggio anche nei momenti in cui non cantavo. Non dovevo, quindi, mai uscire dalla verità e tensione della scena: riuscì a valorizzare il mio ruolo sfruttando anche alcuni impegnativi primi piani. Mi scrisse, prima di salutarci da Mantova: ”A Giorgio Gatti con sincera stima e affetto. Fossero tutti come te i cantanti e gli attori!!” 

– Sappiamo che hai lavorato anche con Placido Domingo. Ci racconteresti qualcosa di questa incredibile esperienza? 

Per me è stato un grandissimo onore conoscerlo e lavorare con lui in due prestigiose produzioni. Due film TV in mondovisione: Tosca e Rigoletto. Vorrei sottolineare due doti importanti che possiede, rare nel nostro mondo: l’umiltà e la generosità. Durante le prove del primo atto di Tosca nella chiesa di Sant’Andrea della Valle a Roma venne a conoscenza che nella sacrestia il terzetto composto dal sottoscritto con Mauro Buffoli (Spoletta) e Giacomo Prestia (Angelotti) mangiava in pausa con i buonissimi cestini offerti dalla direzione; insieme ci divertivamo molto! Lui volle integrarsi con noi, con le mie barzellette, ricordo con piacere che rideva e soprattutto non ci ha mai fatto sentire la differenza tra le nostre rispettive condizioni, si è sempre messo al nostro stesso livello. Un vero signore. 

– Come vedi i nuovi giovani cantanti lirici? Ci saranno ancora, secondo te, grandi nomi? 

Nelle giovani generazioni ci sono delle voci molto interessanti. Mi auguro che abbiano grande disciplina, umiltà, pazienza e l’intelligenza di saper scegliere il giusto repertorio adatto alla propria natura di artista. Ebbi da giovanissimo la fortuna e il grande piacere di avvicinare il baritono Tito Gobbi, cantai anche nel duetto del Falstaff verdiano con lui…quando gli domandai cosa occorreva per fare carriera lui mi rispose facendomi un lungo elenco di qualità e poi concluse dicendomi che ci voleva, anche, la VOCE! Auspico che tra le nuove leve possano nascere ed emergere futuri grandi personaggi: se ce ne saranno, per il nostro mondo sarebbe tutto di guadagnato! 

– Il mondo della lirica, in Italia, sta andando nella giusta direzione? 

Il mondo dell’Opera a mio avviso avrebbe bisogno di essere conosciuto e studiato maggiormente dai giovani. Da sempre, per i motivi più disparati, a partire dai costi troppo alti, dal poco spazio nei media, la musica lirica, l’Opera, è sempre stata considerata un’arte per pochi intimi, appannaggio soprattutto dei più adulti. Ecco, io credo che la direzione dovrebbe essere quella di incentivare le recite di mattina per le scolaresche, dedicare delle ore settimanali nelle scuole allo studio e alla visione del melodramma, che non dimentichiamoci nasce nel nostro paese, costituisce una delle ricchezze della nostra tradizione culturale. I giovani sono l’energia del futuro, e se l’Opera viene studiata, approfondita e vista soprattutto da loro, potrà contare davvero sulla certezza di una vita infinita! 

– Descrivi con tre aggettivi Opera e Lirica 

Tre aggettivi che mi vengono in mente, così, d’istinto, sono magica, affascinante, colorata! 

Giusi Cuccaro

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