Interview with Alessandro Fortunato, tenor - Intervista ad Alessandro Fortunato, tenore
Autore      02/28/2019     Interviste    Commenti 0

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You are a tenor, musician, composer, and singing teacher: was music already in your DNA, or when did you discover it?

I don’t know if it was already in my DNA, even though I had some relatives who were fond of music and practiced it, especially opera. Music has certainly always been my destiny. I was attracted to it since I was a child, I saw it as a magic world rich in things to find out, where I could shelter and express myself, in spitet of my shyness. A world where I could find myself! 

What is the most important advice you would give your singing students who want to follow an opera singing career?

It would be nice to ask it directly to my students, and I would like to know the answer! I believe the most frequent advice I give to all my students is: “Study, study hard, always study.” Singing, as a job, is a never ending improvement. It is important to listen to others and to oneself, it is necessary to be tenacious, but also patient. It is important to have the will to always overcome one’s limits. In two words: commitment and passion.

As the composer of a pop opera, "Orfeo ed Euridice – Immortal love," you surely believe in opera music as a tool that is still valid to convey emotions. What makes opera immortal?

Yes, I really believe in it! Earlier I was saying that the world of music may seem magical to children and opera, can probably be compared to a magic box! If it’s performed correctly and in appropriate places, it can convey unexpected feelings to the audience. It is certainly not a genre that can be immediately understood., probably because people’s first approach to it is through television., which is a quite cold tool for classical music. Attending a live interpretation usually makes the audience change their mind. In a opera house you can literally breathe the opera, and once you experience that feeling, you want to live with it forever!

The Three Tenors started a revolution in the relationship between opera and the general public in the 90ies. What do you think is the key for this format’s great success?

It’s a question that I asked myself very often! Probably because for the first time they were able to convey a new and different idea of what the relationship among opera singers can be. Usually the world of entertainment is seen as extremely competitive where each one tries to triumph against the others, and in some cases it could be true (especially among tenors). Carreras, Domingo and Pavarotti, instead, showed that they were only enjoying the moment! Each one of them was sure of its own talent, but they did not do anything to show that they were superior. When they sang together, they showed seriousness and friendship, which has not to be taken for granted among the most powerful tenors of all times. Maybe the audience, apart from the incredible artistic value, appreciated also their humanity.

Among the repertoire of The Three Tenors, what is the song that you feel closer to you?

It is difficult to choose only one, but I think singing Caruso in Sorrento is always a unique experience. At each concert I think of Lucio Dalla talking about how the song was created and how he was charmed by the history of the great tenor. A damaged boat and a breathtaking panorama made him compose one of the most beautiful songs of all times. Talking about destiny...

Sorrento is a dream land for our culture. What are the emotions inspired by singing in this postcard-like place?

You never get used to the beauty of Sorrento! Over the last four years I sang in Sorrento plenty of times but I never felt bored as if it was a routine. Singing our great music to an ever different audience and seeing their intense looks, sometimes moved, sometimes amused, gives me strong and indescribable emotions. I feel part of the dream holiday that only places like Sorrento can make. Each time I go there with my colleagues, on the road to Meta di Sorrento, at a certain point we can see the coast and there’s always some of us who say: “Sorrento is so beautiful!” I can’t imagine what that panorama can make feel to those who see it for the first time. Each job has its difficulties and means sacrifice, but when you have the chance to work in unique places, everything flows naturally. And, in case of difficulty, just take a walk in the garden of the Correale Museum of Terranova and look at the wonderful work of arts exhibited there to find inner calm.

What was the most touching moment that you lived with the international audience of the Correale Museum of Terranova?

Over these four opera seasons, we had infinite touching moment, also because each evening there’s always new emotion going on, different and wonderful! If I had to chooose one, I would say that time when we were saying goodbye to the public and a child asked us to sing “O sole mio” along with him. When I think about it I see his proud look. I believe for him it will be an important memory accompanying him for long time.

 

Italiano

Tenore, musicista, compositore, docente di canto: la musica era già nel tuo DNA, o quando l'hai scoperta?

Non so se fosse già nel mio DNA, sebbene abbia avuto in famiglia parenti appassionati e cultori di musica, di opera in particolare, di certo è sempre stato il mio destino. Sin da piccolo ne sono stato attratto, mi appariva come un mondo magico e ricco di cose da scoprire, dove potermi rifugiare, esprimere, nonostante la mia timidezza. Un mondo dove trovarmi!

Qual è il consiglio più sentito che dai ai tuoi allievi di canto che vogliono affrontare la carriera della lirica?

Sarebbe bello poterlo chiedere direttamente ai miei allievi e sarei curioso di conoscerne la risposta! Scherzi a parte, credo che il consiglio che mi ritrovo a dare più frequentemente a tutti i miei allievi é: “Studia, studia bene e studia sempre”. Il lavoro del cantante non ha un punto d’arrivo, è un continuo crescendo, è importante saper ascoltare e sapersi ascoltare, ci vuole grinta, ma anche pazienza, e voglia di misurarsi e superarsi sempre. Due parole: impegno e passione!

In quanto compositore di un'opera pop, "Orfeo ed Euridice – Amore immortale", sicuramente credi nella musica di genere operistico come strumento ancora attuale per trasmettere emozioni. Cosa rende l'opera immortale?

Sì, ci credo tantissimo! Prima ho detto di come il mondo della musica possa sembrare magico agli occhi di un bambino e l’opera, probabilmente, può essere paragonata ad una scatola magica! Se fatta bene e in luoghi adatti può trasportare lo spettatore in mondi inaspettati. Di sicuro non è un genere che viene compreso immediatamente, probabilmente perché le persone ci si avvicinano attraverso la televisione, che per la musica classica è un mezzo un po’ freddo, ma assistere ad una recita dal vivo il più delle volte fa cambiare radicalmente opinione al pubblico. In teatro la puoi letteralmente respirare e una volta che hai provato quella sensazione la vorrai rivivere ancora!

I Tre Tenori hanno attuato negli anni '90 una rivoluzione nel rapporto tra la lirica e il grande pubblico. Qual è secondo te la chiave del grandissimo successo che riscuote questo format?

È una domanda che mi sono fatto spesso! Probabilmente perché per la prima volta sono riusciti a trasmettere un’idea nuova e diversa di quello che può essere il rapporto tra i cantanti d’opera. Nell’immaginario comune si pensa che il mondo dello spettacolo sia un mondo estremamente competitivo dove ognuno cerca di prevalere sugli altri, e in alcuni casi può essere vero (soprattutto fra tenori). Carreras, Domingo e Pavarotti invece davano l’idea di godere solo del momento e di divertirsi! Sicuramente ognuno di loro era estremamente consapevole delle proprie doti ma non faceva nulla per sembrare migliore degli altri due anzi, quando cantavano insieme, traspariva grande serenità e amicizia e non è una cosa banale visto che parliamo di tre dei più grandi tenori di sempre. Forse il pubblico, oltre all’immenso valore artistico, ha apprezzato anche l’aspetto umano.

All'interno del repertorio de I Tre Tenori, qual è la canzone che senti più vicina a te?

Sceglierne una sola è dura però credo che cantare Caruso a Sorrento sia sempre un’esperienza unica. Ad ogni concerto mi viene in mente Lucio Dalla che racconta di come sia nata questa canzone e di quanto sia rimasto affascinato dalla storia del grande tenore. Una barca in panne e un panorama mozzafiato hanno fatto sì che venisse composta una delle più belle canzoni di tutti i tempi. Quando si dice il destino...

Sorrento nell'immaginario collettivo è una terra da sogno. Quali sono le emozioni che ispira a te cantare in questo luogo da cartolina?

Non ci si abitua mai alla bellezza di Sorrento! Negli ultimi quattro anni ho cantato a Sorrento tantissime volte eppure non ho mai sofferto la noia o la routine: poter cantare la nostra grande musica ad un pubblico sempre diverso e scorgere i loro sguardi assorti, commossi o divertiti suscita emozioni forti ed indescrivibili, sento di essere parte integrante di quella vacanza da favola che solo luoghi come Sorrento sanno regalare. Ogni volta che mi reco sul posto con i miei colleghi si arriva a quel punto, prima di arrivare a Meta di Sorrento, in cui dalla strada si vede la costa e puntualmente qualcuno esclama: “Che bella Sorrento”! Non riesco ad immaginare cosa possa trasmettere quel panorama a chi lo vede per la prima volta. Ogni lavoro ha le sue difficoltà e comporta sacrifici, ma quando si ha la possibilità di lavorare in posti unici tutto scorre in maniera naturale. E comunque in caso di difficoltà basta una passeggiata nel Giardino del Museo Correale di Terranova e uno sguardo alle splendide opere d’arte esposte per ritrovare la giusta tranquillità interiore.

Qual è stato il momento più toccante che hai vissuto con il pubblico internazionale del Museo Correale di Terranova?

In queste quattro stagioni di momenti toccanti ce ne sono stati un’infinità, anche perché ogni sera è comunque un’emozione nuova, diversa e sempre meravigliosa! Se però dovessi sceglierne solo una direi quella volta in cui dopo il concerto, mentre salutavamo il pubblico, si avvicinò un bambino che ci chiese di cantare “O sole mio” insieme a lui. Quando ci ripenso mi viene in mente quel suo sguardo così fiero. A noi non è costato nulla ma credo che per lui resterà un ricordo importante e che lo accompagnerà per un bel po’ di tempo.

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